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Tramandare le ricette della tradizione orale coreana

Intervista a Ha Mi-hyun, CEO di Spoken recipe

Ha Mi-Hyun ha fondato Spoken Company nel 2015, con l’obiettivo di scoprire, raccogliere e documentare le ricette meno conosciute delle aree rurali e condividerle con il pubblico. Con la sua azienda ha viaggiato in tutto il mondo, dalla Corea al Sud America, per raccogliere queste ricette, documentarle e organizzare seminari e lezione di cucina per far conoscere alle persone gli ingredienti e le ricette tradizionali. 

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Ha Mi Hyun durante uno dei suoi eventi

Nata e cresciuta a Busan, ha lavorato per diverse riviste di moda e come direttore artistico per film commerciali.

Durante il suo primo temple stay (esperienza breve in un tempio buddista coreano durante la quale si segue la vita monastica, dalla preghiera al pasto) in un tempio di Mungyeong, è rimasta colpita dal modo in cui i monaci vivono la loro vita: il cibo del tempio, con modo semplice di cucinarlo riducendo anche gli sprechi alimentari. Un legame tra la terra in cui i monaci coltivano le verdure e la loro cottura nel rispetto delle caratteristiche degli ingredienti, e tenendo allo stesso tempo conto degli aspetti salutistici del cibo. 

Il suo interesse per il cibo coreano è cresciuto notevolmente dopo queste settimane trascorse al tempio e ha deciso di approfondire la conoscenza della cucina coreana. L’esperienza le ha fatto anche ripensare alla sua vita e l’ha motivata a cambiare il suo stile di vita frenetico come direttore artistico.

“Il cibo coreano ha caratteristiche molto specifiche. La cultura alimentare coreana è un cibo lento e veloce (slow fast food). Lento perché gli ingredienti (come kimchi e jang – verdure fermentate e salse) richiedono molto tempo per essere preparati attraverso il processo di fermentazione, ma la cottura degli ingredienti è sempre veloce”.

Il cibo coreano è molto sano e si cucina in modo semplice. E questo è particolarmente vero per i piatti che preparano gli abitanti dei villaggi rurali: ingredienti freschi, condimenti e preparazione rapida; basta mescolare gli ingredienti o cuocerli velocemente sui fornelli. Si prepara un pasto in meno di 15 minuti e si torna a lavorare nei campi.

Ha Mi-Hyun spiega che a volte è stato difficile avvicinare i contadini perché considerano i loro pasti poco o interessanti. Ci sono voluti molti sforzi e conversazioni per ottenere la loro fiducia e accettare di condividere con lei la loro routine.

“Ci sono stati molti momenti toccanti quando ho incontrato i contadini, ogni storia è diversa e interessante. Se dovessi scegliere una storia tra le tante parlerei dell’isola di Jeju, la parte più gratificante ma anche più difficile del mio progetto”. 

La sua ricerca l’ha portata anche a Jeju. In genere i contadini non hanno molto tempo al di fuori del lavoro, e questo è particolarmente vero per Jeju. È un paesaggio aspro ed è ancora più difficile per i contadini, e nella storia dell’isola soprattutto per le donne (si pensi alle Haenyeo – le pescatrici dell’isola – trovate qui una nostra intervista a uno di loro, protagonista anche del nostro progetto fotografico Haenyeo: pescatrici, madri, mogli).

Quando si è recata a Jeju per un progetto in collaborazione con il governo della città di Jeju per raccogliere le ricette orali dell’isola, ha scoperto qualcosa di molto particolare sulla cultura culinaria di Jeju. Sull’isola i pasti spesso mescolano ingredienti stagionali provenienti dai campi e dal mare per preparare i loro piatti. Una miscela di sapori molto rappresentativa e che distingue immediatamente la cucina di Jeju da quella del resto del paese.

Il suo lavoro sull’isola di Jeju ha ispirato un libro pubblicato nel 2020 dal titolo Spoken Recipes: Jeju – un libro di ricette orali e una raccolta di storie della gente dell’isola di Jeju.

La sua ricerca continua e sta progettando di visitare il Belgio nell’autunno del 2022 per documentare le ricette parlate del Paese.

“Voglio fare ricerca sulle somiglianze e le differenze tra la cultura alimentare coreana e quella di altri Paesi. Questo è il mio obiettivo del momento”.

Scritto da Vincenzo Acampora Carratura e Helen Naddeo, Foto per gentile concessione di Spoken Company

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